I Romani chiamavano "Gallia Comata" quelle parti del
territorio gallico che non erano ancora state
conquistate, o meglio che non avevano ancora subito pienamente
l'influsso culturale latino.
L’aggettivo
Comata deriva dal
latino comatus che significa “capelluto”. I Galli usavano lunghe
capigliature e folte barbe, a differenza dei Romani che non portavano la
barba e tenevano i capelli corti. Il
termine fu usato
per connotare l’etnia dei Galli e ciò che ad essa atteneva,
compresi i relativi territori. |
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In età repubblicana, Roma fu impegnata in
una serie di scontri con le popolazioni celtiche che abitavano i
territori settentrionali della penisola. A partire dal III secolo a.C.
iniziarono le prime azioni militari romane nei territori della Gallia
Cisalpina (più o meno l'attuale pianura padana), a nord dell'Appennino, che indussero la popolazione gallica
dei Boii a chiamare in soccorso i Galli transalpini. Si susseguirono
quindi varie invasioni di popolazioni galliche provenienti da oltralpe.
Per circa un secolo Roma si cimentò
nella lotta di supremazia sulle popolazioni dei Liguri, dei Boii e
degli Insubri che si
concluse con la definitiva conquista della Cisalpina. Questo
territorio divenne provincia romana alla fine del II secolo a.C.
La Gallia Transalpina
cadde sotto il dominio romano in fasi successive. Già dal 121 a.C. la
Gallia Narbonense, corrispondente ai territori meridionali dell'attuale
Francia, sottostava al dominio romano. La conquista del rimanente
territorio gallico fu portata a termine da Giulio Cesare tra il 58 e il
50 a.C. con la guerra da lui narrata nel "De bello gallico".
Al tempo
di Cesare, Comata è l'appellativo attribuito alla porzione di Gallia
Transalpina non ancora conquistata, ovvero i territori attuali di
Francia settentrionale, Belgio, Paesi Bassi e
parte di Svizzera e Germania. Probabilmente Comatae furono anche la
Gallia Narbonense, cioè la Francia meridionale, e la Gallia Cisalpina
prima di diventare provincie romane.
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Comatina
(scritto anche Comacina), ossia piccola
comata, era un
ambito territoriale limitato per estensione, probabile residuo gallico
della conquista romana della Gallia Cisalpina (III e II secolo a.C.),
che mantenne la sua denominazione anche nei secoli successivi malgrado
l'assimilazione alla cultura romana.
"Come io stesso ho
potuto constatare, poco tempo dopo [la conquista romana] i Celti furono
totalmente espulsi dalla pianura padana, eccetto che da poche regioni vicine al
piede delle Alpi".
(Polibio,
Historiae, II,35,4) |